Giulia Fresco

Giulia Fresco

Business Unit Lead di Armundia Group

Come vivi il momento di passaggio generazionale in Armundia?

L’evoluzione aziendale che stiamo vivendo ha coinvolto anche me portandomi al ruolo di Responsabile di una business unit strategica, interamente focalizzata su un nostro importante cliente del settore bancario. Con il passaggio generazionale l’azienda ha saputo dimostrare veramente cosa vuole dire evolvere dando fiducia alle risorse interne, esprimendo e trasmettendo alla generazione più giovane due dei valori principali di Armundia: l’orientamento al futuro e la valorizzazione del capitale umano. Questo, per quanto mi riguarda, significa abbracciare il cambiamento con senso di responsabilità sia verso l’azienda stessa che all’esterno e, quindi, rappresentarne i valori con la consapevolezza di come stiamo crescendo e di come ci stiamo posizionando.

Di cosa si occupa il team di cui sei responsabile e quali i progetti più sfidanti per il 2023?

Trovo entusiasmante in questo momento l’evoluzione delle nostre piattaforme e dei nostri modelli per integrare strumenti di finanza sostenibile e soluzioni di investimento ESG. Sia per la complessità che sta dietro questi progetti, sia perché così facendo si partecipa a un cambiamento importante a livello globale. Una trasformazione motivante che ci chiama a lavorare con grande senso di responsabilità, perché i nostri clienti del settore bancario, finanziario e assicurativo sono al centro del sistema economico e sociale e puntano in questo periodo storico a innalzare in modo significativo il livello di penetrazione della digitalizzazione e delle tematiche ESG nel day-to-day della consulenza. Oggi accogliere le istanze di innovazione digitale e di sviluppo sostenibile è un fattore imprescindibile da integrare in ogni strategia aziendale imparando ad anticipare i tempi con una visione e una progettualità a lungo termine che permettano minori sprechi e maggiore risparmio di risorse.

Qual è il carattere aziendale in cui ti riconosci di più?

L’Armonia, ovvero il valore di Armundia per definizione e per nome. Il che significa lavorare bene e con passione per progetti in cui si crede, sia insieme al cliente che con il proprio team. Lavorare serenamente aiuta a semplificare le complessità e a costruire una dinamica fluida e armonica che stimoli anche il desiderio di scoprire sempre quel che sta oltre, per trovare qualcosa di nuovo, dove magari si suda anche di più ma può veramente valerne la pena.

In che modo il lavoro ti consente di usare le tue competenze e i tuoi talenti?

Credo che un aspetto su cui posso esprimermi e valorizzare il mio talento sia il rapporto con il cliente e con i colleghi. Perché riesco a stabilire dei canali di comunicazione che toccano diverse corde, dalla risposta tecnica di fronte a un bisogno all’anticipazione di eventuali problematiche fino alla direzione da prendere per raggiungere la soluzione migliore. Sicuramente sto mettendo in gioco le mie competenze ma, soprattutto, sperimentando quello che mi piace di più, ovvero guidare un progetto, sostenere il team, trovare assieme le soluzioni e mantenere il controllo della situazione.

Come vedi le applicazioni del tuo lavoro sull’intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale è un mare aperto che Armundia sta in realtà già navigando con il suo ecosistema di ricerca e sviluppo. Questo è un argomento interessante che bisogna però maneggiare con cura. Perché i software sono al servizio del settore finanziario e delle consapevolezze emergenti, ma non bisogna dimenticare che è sempre e solo il fattore umano, con la sua creatività, il suo know-how e la sua competenza a indirizzare le nuove tecnologie verso soluzioni che abbiano un risvolto pratico, utile, responsabile ed etico per le persone.

Nel 1964, Umberto Eco parlando di apocalittici e integrati, aveva già delineato due atteggiamenti che la società avrebbe avuto di fronte all’innovazione. Tu da che parte stai?

Considerando il decennio entrante, vedo il futuro prossimo in modo positivo. La nostra natura di esseri umani ci porta a sistemare le cose, a risolvere i problemi, a correggere il tiro in corso d’opera, a riportare le situazioni al loro naturale stato di quiete. Per quanto riguarda il futuro anteriore, direi che invece l’atteggiamento generale non può che essere sempre quello apocalittico. Se l’apocalisse non fosse possibile o, comunque, se non riuscissimo a configurarla non emergerebbe infatti nemmeno il bisogno di attivarsi per mettere le cose in ordine.

Se dovessi associare Armundia a un’immagine, a cosa penseresti?

A una città di mare, un borghetto in cui hai una bella vista, il mare, l’ombra di un vicolo da cui magari esce un gattino, ma anche delle scale da salire sotto al sole. Un mare non solo da guardare ma in cui puoi nuotare, anche se è stancante, perché c’è l’acqua fresca e fa piacere muoversi. Perché nel mare ci si deve sempre buttare.

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